L'accoglienza: una tradizione di famiglia dal 1897

La famiglia Raveggi, proveniente da Milano, si stabilisce nel paese di San Colombano intorno al 1849, ma la nostra storia comincia nel 1897 ovvero 36 anni dopo la creazione del Regno d'Italia.

1ª generazione - la bottega di Geppo

Il mio bisnonno Giuseppe, detto Geppo, con la moglie Amabile apre la bottega nel piccolo borgo di San Colombano, sito nel comune di Casellina e Torri (oggi Scandicci).
Poche abitazioni di contadini, la chiesa (ricostruita nel 1920) ed un mulino proprio accanto alla bottega di Geppo e davanti all'uscio il fosso rigone, il quale attraversava tutto il paese portando l'acqua ai campi dei contadini, andando a finire la sua corsa nell'Arno a poche centinaia di metri dal paese.

La bottega di Geppo, situata in prossimità della via pisana, era un punto di ristoro per le "carovane" in entrata o in uscita da Firenze in arrivo o dirette verso Pisa o Livorno, offrendo ai viaggiatori del buon vino (esiste una qualità di uva che porta il nome del paese) e un piatto di minestra con le cicche o dei fagioli rifatti a l'uccelletto.

2ª generazione - da Dino

Al ritorno dalla prima guerra mondiale il nonno Dino (nominato cavaliere di Vittorio Veneto) insieme alla moglie Raffaella, detta Fella, prendono le redini della bottega che diventa un punto di ritrovo per il paese e non solo; si può mangiare, bere del vino (gottini), fare la spesa, giocare a carte e stare in compagnia. Una bottega dove ritrovarsi dopo una lunga e faticosa giornata di lavoro trascorsa nei campi.
Da ricordare quando il nonno andava a Firenze alle ghiacciaie a prendere i blocchi di ghiaccio: una volta arrivato in paese rompeva il ghiaccio e i bambini erano veloci a raccogliere le schegge di ghiaccio da terra e succhiarle come fossero dei ghiaccioli.

Arrivano gli anni della guerra, dal fascismo all'occupazione nazista, sino alla liberazione con l'arrivo degli alleati.
Molte le storie sentite, dal passaggio dei carri armati tedeschi che facevano tremare le case ai bombardamenti alla disperata ritirata tedesca.

La bottega diventa rivendita del giornale La Nazione e posto pubblico telefonico, uno dei primi telefoni di Scandicci, svolgendo per tutti i cittadini della piana un servizio innovativo e molto importante.

3ª generazione - trattoria Dino

La svolta da bottega con mescita a trattoria avviene alla fine degli anni cinquanta grazie ai figli di Dino, Giampiero (i' mi' babbo), gli zii Giuseppe e Doriana e la mamma Marisa.

La trattoria diventa ben presto un ritrovo per la buone forchette fiorentine e non solo, grazie alla sua cucina tipicamente fiorentina semplice ma di alta qualità: Marcello Mastroianni, Catherine Deneuve, Roberto Vecchioni, Claudio Baglioni e tanti altri, compresi tutti i sindaci di Scandicci che si sono avvicendati negli anni.

Un piatto da ricordare di quegli anni sono i pesciolini fritti vivi, pescati in Arno e portati con dei recipienti di vetro pieni di acqua alla trattoria; una volta arrivati venivano rovesciati in una vasca in muratura posta sul retro della trattoria ed erano guai se non venivano fritti vivi!

Nel novembre del 1966 il paese di San Colombano e la trattoria rimangono vittime della alluvione riportando danni notevoli, ma la voglia di ricominciare e tanta e ben presto la trattoria riapre con più entusiasmo di prima.

4ª generazione - trattoria locanda Dino

Eccomi qua! Sono Paolo, figlio di Giampiero, insieme a mia sorella Anna Maria, la zia Doriana e mia moglie Sabrina (e o ben tre maschi Lorenzo, Gabriele e Leonardo e chissà … ).
La trattoria ha mantenuto fino ad oggi i sapori, la cordialità e la genuinità delle vecchie trattorie toscane, meritandosi molti elogi sulle più importanti guide gastronomiche.

Dal 2005 sopra alla trattoria, dove prima si trovava la nostra abitazione, è nata la Locanda Dino e la storia continua …

Nel novembre del 2007 sono stati celebrati i 110 anni della trattoria con una gran festa; molti i partecipanti e i riconoscimenti.
Nei tre giorni di festa sono stati raccolti e devoluti in beneficenza 4.350,00 euro.

Questo vuole essere un breve riassunto di oltre un secolo di vita, non solo di una bottega, ma di un intero paese.
Grazie a Geppo, ai nonni, al babbo, alla mamma e agli zii, che, in tempi molto duri, sono riusciti a far nascere e a crescere una piccola e onesta bottega.